BICICLETTA, CARA AMICA TI SCRIVO... Cara bicicletta ti scrivo... Nella forsennata caccia all'auto, che significa comodità e quindi meno fatica, abbiamo trascurato negli ultimi tempi l'amica dei bei tempi andati, la nostra cara bicicletta. Leggo che una recente indagine ha praticamente constatato che gli italiani amano ben poco pigiare sui pedali, e che nella nostra città soltanto il diciassette per cento dei padovani usa questo mezzo, nonostante non manchino le piste ciclabili e nonostante il traffico automobilistico sia diventato ormai insopportabile, per non dire asfissiante. E allora in omaggio alla bici è giusto ricordare che questo mezzo ha sempre goduto a Padova e provincia di una grande tradizione, e come grazie a questa passione siano nati anche grandi campioni. ZANDEGÙ UN SUPER. Uno di questi campioni è stato Dino Zandegù, nato e cresciuto da giovane a Rubano, e poi professionista della bicicletta a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Zandegù non era propriamente uno scalatore, ma un passista veloce. Da dilettante si mise in luce nella cronometro a squadre dei mondiali che si disputarono a Salò, oltre che vincendo il campionato italiano di inseguimento a squadre e la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo. Passò professionista nell'ottobre del 1963 e, come tale, si aggiudicò la Tirreno-Adriatico nel 1966, il Giro delle Fiandre un anno dopo e sei tappe al Giro d'Italia, dove un anno indossò anche la maglia ciclamino come miglior velocista. UN VERO PERSONAGGIO. Oltre che per le sue doti di sprinter, divenne celebre anche per il suo modo di fare scanzonato, sempre divertente ed ironico, al punto che nei momenti di calma durante una corsa si divertiva ad allietare compagni ed avversari raccontando barzellette, sempre pedalando. A quei tempi uno storico giornalista sportivo, Sergio Zavoli, grande amante del ciclismo, curava al termine di ogni tappa del Giro una trasmissione dal titolo ''Processo alla tappa''. Grazie alla sua verve e alla sua simpatica ironia, Zandegù ne diventò a lungo un ospite fisso. Smessa l'attività di professionista, Dino intraprese quella di direttore sportivo che praticò fino al 1999 quando si ritirò definitivamente dalla scena ciclistica. LE CORSE IN PRATO. Il ciclismo sportivo a Padova ha sempre avuto un ruolo di primo piano e a contrassegnarlo, oltre che grandi campioni come Zandegù, Beghetto e Bianchetto, è stata una gloriosa società, la Ciclisti padovani, nata addirittura nel 1910 e di cui gran parte dell'attività consisteva allora nell'organizzazione di corse di velocità in Prato della Valle, che allora si chiamava piazza Vittorio Emanuele Secondo. Le corse in Prato terminarono quando nel 1915 fu inaugurato il velodromo Monti, primo impianto sportivo di questo genere in Italia. Non c'è dubbio comunque che il periodo più glorioso della società culminò negli anni Sessanta, quando sotto la presidenza dell'industriale Giacomo Galtarossa furono conquistati nelle varie specialità 14 titoli mondiali e quattro medaglie d'oro olimpiche. Un altro grande personaggio della società è stato senza dubbio il tecnico Severino Rigoni, originario di Asiago ma trapiantato a Padova con una immensa passione per il ciclismo, soprattutto quello su pista. Era un personaggio dal carattere spigoloso ma fortemente volitivo, capace di iniettare nei corridori alle sue dipendenze il germe del successo. Senza dubbio a lui si devono i maggiori trionfi di quel periodo. E sotto la sua guida nasce un altro campione, cha da poco ha smesso l'attività agonistica, Silvio Martinello, autentico vanto del rione Tencarola. RISCOPRIRE UN GUSTO. Con queste premesse, e soprattutto con questa illustre tradizione, Padova deve riscoprire il gusto di andare in bicicletta. Amici padovani, lasciate l'auto in garage, oltretutto ora con quel che costa la benzina, e strizzate l'occhio alle giornate di sole montando in sella alla vostra bici. Non soltanto il sabato e la domenica, ma anche negli altri giorni della settimana per andare al lavoro o fare la spesa. Oltre che il vostro portafoglio, ne guadagnerà anche la vostra salute. |
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